“Tutti abbiamo bisogno della memoria.
Tiene il lupo dell’insignificanza fuori dalla porta“
(Saul Bellow)
Vogliamo ricordarla per l’importante ruolo da lei giocato nell’affermazione del servizio sociale italiano dove ha garantito una presenza autorevole, con particolare riferimento alla dimensione internazionale.
Già laureata in Lingue e letterature straniere, nel 1952 consegue il diploma di assistente sociale presso la Scuola ENSISS di Milano, discutendo una tesi dal titolo Il colloquio nello studio dei casi sociali di cui è relatrice Odile Vallin. Nello stesso anno partecipa a un seminario dell’ONU sul case work e nel 1955 frequenta la Columbia University, conseguendo il Master of Social Science; successivamente torna negli USA, per frequentare altri percorsi di studio in cui ha occasione di fruire delle lezioni di Florence Hollis e Gordon Hamilton; nella metà degli anni sessanta ottiene una borsa Fullbright e torna a New York come visiting in school.
Docente alla Scuola Ensiss di Milano, è fra coloro che introducono il case work in Italia.
Nel 1967 si trasferisce a Roma, chiamata dall’AAI (Amministrazione Aiuti Internazionali) a dirigere il programma di assistenza tecnica alle scuole di servizio sociale e collaborare a studi e ricerche sulla formazione degli operatori dei servizi sociali
Dopo aver operato per trent’anni all’AAI, prosegue la sua carriera, fino a raggiungere il grado di vice prefetto, presso il Ministero dell’Interno dove opera nell’Ufficio Studi e Documentazione della Scuola Superiore Amministrazione Interno (SSAI), assumendone la direzione dal 1986 al 1991. Rilevante il suo apporto all’Ufficio Sudi, Ricerche, Documentazioni e Legislazione Direzione Generale dei Servizi civili del Ministero dell’Interno che promuove e cura molte ricerche sul servizio sociale, confluite in numerose pubblicazioni: si tratta di un importante contributo al percorso che conduce all’emanazione del dpr 14/1987 con cui si ottiene il riconoscimento giuridico del titolo di assistente sociale e l’esclusività della formazione universitaria.
Considerevole il suo impegno negli organismi associativi internazionali: eletta, dopo la sua partecipazione al convegno di Washington del 1992, come membro del Comitato Esecutivo dell’IASSW (International Association of Schools of Social Work) e coinvolta nell’ICSW (International Council of Social Work). Dal 1995 al 2004 ha partecipato alla EAPN (European Anti-Poverty Network). Molto attiva anche nel CISS (Comitato Italiano di Servizio sociale) di cui è stata Vice Presidente. Membro del comitato direttivo dell’ISTISSS per molti anni ha curato la rassegna delle riviste straniere nella Rivista di servizio sociale
Numerose le sue pubblicazioni, fra le quali ricordiamo:
- (a cura di). Il servizio sociale di zona: esperienze e dibattiti, Roma: Amministrazione per le attività assistenziali italiane e internazionali.
- (a cura di) Verso una normativa nel settore della formazione degli operatori sociali: raccolta di testi legislativi e documenti. Roma: A.A.I, Amministrazione per le attività assistenziali italiane e internazionali. Collana Contributi per lo sviluppo dei servizi sociali, 29.
1980.L’attività promozionale dell’AAI per la formazione degli assistenti sociali nell’ultimo decennio. In «Materiali per una ricerca storica sulle scuole di servizio sociale». Atti del seminario sulla storia delle scuole di servizio sociale in Italia, a.a. 1977/78 / a cura di B. Bortoli, pp. 169 – 182.
- Il ruolo dell’assistente sociale nella prevenzione. In «Prospettive sociali e sanitarie», 3.
- Bianchi E, Cavallone A.M., Dal Pra Ponticelli M., I De Sandre, E. Gius, A. Palmonari (a cura di). Il lavoro sociale professionale tra soggetti e istituzioni. Dialogo tra servizio sociale, psicologia, sociologia. FrancoAngeli, Milano.
- Lavoro sociale e nuove forme di solidarietà in E. Bianchi et al. «Il lavoro sociale professionale tra soggetti e istituzioni», cit., pp. 63-88.
- Aspetti del dibattito in altri Paesi, in T. Vecchiato & F. Villa «Etica e servizio sociale». Milano: Vita e Pensiero, 1995, pp. 131- 158.
- Organismi associativi internazionali. In A. Campanini (direzione di) «Nuovo Dizionario di Servizio sociale». Roma: Carocci, pp. 409-14.
Così la ricorda Maria Lorenzoni Stefani: Anna Maria Cavallone è stata la mia prima dirigente, all’inizio del mio lavoro all’AAI a Roma. Non era un “capo” facile, estremamente perfezionista ed esigente con se stessa e con gli altri. Da Lei ho imparato molto a livello professionale e abbiamo stabilito un’amicizia che è durata nel tempo, anche se la mia scelta di lavoro sul territorio ci ha allontanate professionalmente. Quando lavoravamo all’AAI, lei abitava lungo la mia traiettoria ufficio casa e spesso, finito il lavoro, andavamo insieme all’asilo nido dell’AAI a prendere i miei figli per i quali era ed è rimasta “Anna delle caramelle”.
Milena Diomede Canevini ci consegna, oltre alla fotografia, questo vivido ricordo: Anna Maria è stata la mia insegnante di casework, che guardava fuori dai confini; la collega generosa, severa, attenta a cogliere, stimolare e valorizzare attitudini; l’amica di una vita che mi ha accompagnato lungo i percorsi professionali e familiari. Dotata di una intelligenza curiosa e vivace, da sempre ha coltivato molteplici interessi; in ogni occasione di incontro, anche se il cuore era sempre il servizio sociale, si rendeva evidente l’approfondimento nelle discipline umane. Coltivava con grande sensibilità l’interesse per le arti, anche durante la lunga e difficile malattia, vissuta con grande e consapevole dignità. Ha insegnato al servizio sociale a cercare e ad esigere il rigore scientifico. La sua presenza, seria, talvolta forse rigida, era subito accompagnata dal sorriso cordiale, dal pensiero affettuoso, dallo humour intelligente. Anna Maria è stata e rimarrà nella storia del servizio sociale una figura ricca di umanità, di competenza e di capacità innovativa. Un esempio da tramandare e da studiare.